mindthegap/iot.tex
2017-08-18 10:52:58 +02:00

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TeX

\section{L'IoT e' la panacea dei casalinghi tecnofili}
IoT e' una delle tante sigle che popolano il mondo dell'informatica, la si trova sui siti 'geek' o nelle rubriche delle riviste, e sta per Internet of Things.
ciao
L'idea dell'Internet of Things viene introdotta da Aston nel 1999, l'articolo originale e' disponibile a \cite{Aston}, e prospetta la possibilità di salvare tempo utile delle persone, lasciando ai computer il duro compito di esplorare da loro la realtà, senza attendere che sia un umano a fornire i dati da elaborare.
Nell'arco degli anni, l'IoT, si è concentrato sulla domotica, e si riassume l'idea dicendo: "L'IoT è il tuo frigo che parla con la lavatrice", e riprendendo lo spunto dell'articolo di Aston offrire la possibilità di relazionarsi con gli oggetti attraverso il linguaggio naturale, come nei film di fantascienza.
La domotica tuttavia è una scienza ben più antica e i suoi fini sono più concreti, l'ottimizzazione dei consumi e dei tempi in casa, giusto per capire il punto di partenza, quando si tratta di domotica si parla di sensori termici e orologi sparsi per casa che accendono i riscaldamenti o fanno partire la macchina del caffè all'ora della sveglia; queste tecnologie sono nate nel mondo analogico e spesso non necessitano un controllo remoto, piuttosto permettono di programmare e attuare delle routine domestiche in modo automatico.
L'IoT si presenta come una radicale rivoluzione di questo mondo delle cose: ora, oltre ad essere programmabili e 'sensibili', gli oggetti divengono parlanti!
Basta aggiungere una connessione wifi al frigo, alla lavatrice o al folletto, ed ecco che è possibile comandarli da remoto o addirittura attraverso i social network. Questa 'rivoluzione' informatica e informatizzante si traduce in una sterminata rete di sensori che mappano la realtà e la traducono in un'immagine digitale, quando ci si riferisci a questi rinnovati oggetti si usa l'appellativo di Smart.
Cerchiamo allora alcuni esempi per capire meglio quali oggetti e ambiti della vita possono essere investiti da questa ventata di innovazione digitale.
Facciamolo cercando di immaginare la vita di Mario, un cittadino tecnofilo, e abbastanza ricco da permettersi dei simpatici gadget:
Si comincia con Bonjour \footnote{http://www.smartworld.it/tecnologia/bonjour-sveglia-smart.html//}, la sveglia intelligente che mette insieme informazioni su traffico, meteo e agenda per salvaguardare il più possibile il tuo sonno, a Bonjour dovrai fornire informazioni sulla tua quotidianità e elencare metodicamente i tuoi appuntamenti. Probabilmente la sveglia può twittare alla machinetta del caffe e dirgli di accendersi; quindi si esce e si sale sulla futuristisca SmartCar che impostasta la destinazione ci conduce nel più breve tempo possibile conoscendo il traffico e le abitudini degli altri utenti.
Ovviamente Mario indossa fitbit \footnote{https://www.fitbit.com/it/home[[}]] che monitora i parametri vitali e controlla che tutto sia nella norma, mandandoci un messagino quando siamo arrabiati, tenendo d'occhio la qualità del nostro sonno e assicurandoci un rapporto digitale con il nostro corpo.
Fin qui sembra che sia tutto ok, che Mario abbia degli effettivi vantaggi in termini di efficienza e tempo risparmiato, ma non abbiamo considerato la possibilità che nella sua borsa ci sia Hidrateme, \footnote{$ https://www.kickstarter.com/projects/582920317/hidrateme-smart-water-bottle?ref=category_recommended $} la borraccia intelligente che ci ricorda di bere se abbiamo sete inviandoci una notifica, o che in casa disponga di qualche altra diavoleria come SMALT, il dispensatore di sale che controlla la quantità di minerale assunta.
Molte di queste trovate sono elencate in https://weputachipinit.tumblr.com/.
Insomma parafrasando la simpatica storiella di Mario quello che ci preme dire è che se da un lato alcune innovazioni ci fanno risparmiare tempo perso e forse migliorano la qualità delle nostre giornate, dall'altro ci deresponsabilizzano e ci abituano a delegare l'attenzione e in alcuni casi la volontà a degli oggetti. E' solo una questione di principio la nostra scherzosa critica all'IoT? Perché se cosi fosse dovrebbe esser riservata ai singoli e lasciare a ciascuno la scelta di quanta attenzione porre nella proprie azioni quotidiane. Tuttavia ci sentiamo di sottolineare che l'alienazione di cui questa tecnologia è foriera è estremamente pervasiva e ci immerge in una spirale di dipendenza dagli oggetti che nella loro onnipresenza condizionano le nostre scelte e le nostre attività.
Tutto questo per non parlare dei possibili, e probabili, disagi che una vita iperinformatizzata nasconde. Uno dei più recenti casi è l'aggiornamento del firmware di Ilocks \footnote{\url{https://www.theregister.co.uk/2017/08/11/lockstate_bricks_smart_locks_with_dumb_firmware_upgrade/}}, che controllava la serratura di molte abitazioni e per un malfunzionamento ha lasciato fuori centinaia di utenti.
D'altro canto e' importante parlare di IoT perché l'atrofizzazione della scelta è solo la punta di un grande iceberg.
La questione che ci preme discutere in questo paragrafo è che molti dei dati prodotti dai sensori dell'IoT finiscono, in un modo o nell'altro, in Internet.
I modi in cui questi dati possono essere ottenuti sono molteplici, in alcuni casi sono le stesse aziende produttrici che li raccolgono, che questa clausola sia inserita nei Termini d'Uso o sia caldamente suggerita dal software al primo avvio conta poco; altre volte sono gli stessi utenti che li condividono perché spinti dall'edonismo della rete che vuole conoscere i risultati e mettere in competizione finanché gli sportivi della domenica.
I dati ottenuti attraverso le SmartTv, i frigoriferi a scansione o i termostati fanno gola a molti, che siano essi soggetti economici che pagano per ottenere profilare gli utenti e creare pubblicità o prodotti più appetibili, o che siano agenti più subdoli che si propongono di aggregare queste informazioni ottenute ai margini della legalità e una volta arricchite rivenderle a terze parti.
I casi di leak ovvero di fuga di informazioni, infinem sono numerevoli, ci limitiamo a citarne uno che ha scosso l'opinione pubblica \footnote{\url{https://motherboard.vice.com/en_us/article/pgwean/internet-of-things-teddy-bear-leaked-2-million-parent-and-kids-message-recordings}}.