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### Definizioni
Puoi immaginare ingegneri -*professionisti e aspiranti tali*- che costruiscono la loro propria Disneyland? Questo succede. Nella maggior parte delle capitali europee si trovano **Hacklabs**[^1] e **Hackerspaces** [^2] (spazi di *hackers*). Sono laboratori di macchine condivise autogestiti da *hackers* e per *hackers*. Sono sale o edifici dove le persone alle quali interessano le tecnologie possono riunirsi per socializzare, creare e condividere conoscenze; per sviluppare progetti individuali o in gruppo. Inoltre, ci sono incontri regolari per migliorare lo spazio con incontri specifici. Così si costruisce uno spazio-tempo condiviso di discorsi, dove negoziare e diffondere significati. Si stabilisce quello che si potrebbe chiamare una *scena*.
Puoi immaginare ingegneri -*professionisti e aspiranti tali*- che costruiscono la loro propria Disneyland? Questo succede. Nella maggior parte delle capitali europee si trovano **Hacklabs**<sub>[^1]</sub> e **Hackerspaces**<sub>[^2]</sub> (spazi di *hackers*). Sono laboratori di macchine condivise autogestiti da *hackers* e per *hackers*. Sono sale o edifici dove le persone alle quali interessano le tecnologie possono riunirsi per socializzare, creare e condividere conoscenze; per sviluppare progetti individuali o in gruppo. Inoltre, ci sono incontri regolari per migliorare lo spazio con incontri specifici. Così si costruisce uno spazio-tempo condiviso di discorsi, dove negoziare e diffondere significati. Si stabilisce quello che si potrebbe chiamare una *scena*.
Gli *hacklabs* e gli *hackerspaces* appartengono alla tassonomia famigliare complessa e difficile dei laboratori di macchine condivise. *Tech shops*, spazi di lavoro collettivo, *incubatori*, laboratori di innovazione e *medialabs*, *hubs* di tipo diverso, e infine i *fablabs* e i *makerspace* -ordinati qui secondo il grado di cooptazione- tutti pretendono emulare e trarre profitto dall'energia tecno-culturale provocata dagli *hacklabs* e dagli *hackerspace*. Referenze esplicite nei siti web di tali organizzazioni al concetto della "comunità"[^3] mostrano rapidamente il fatto che manchino degli stessi valori che pubblicizzano. Alla fine, il capitalismo contemporaneo dipende sempre di più dall'autenticità e dal *cool*, estratti dall'*underground*[^4].
Rispetto alle differenze tra *hackers* e *makers*, i confini non sono chiari. Alcuni membri degli *hackerspace* dicono che gli *hackers* non solo costruiscono ma anche distruggono, mentre un membro del makerspace si lamentava che "gli hackers non finiscono mai nulla"[^5]. Nel momento di pubblicizzare e vendere materiali, esistono varie strategie discorsive per manovrare e evitare questa parolina di quattro lettere ("HACK"), per addomesticare le implicazioni negative che ha e approfittarsi dei valori centrali che porta con sé. Spesso si presenta l'ethos *hacker* come un sistema di valori centrali che impregnano le scena. Senza dubbio, può essere più utile se non lo consideriamo come una base morale *a priori*, ma come un orientamento basato nella pratica, che sorge dalla storia e dal contesto sociale nel quale *hacklabs* e *hackerspace* si trovano immersi: come si situano nella fabbrica sociale. In questo senso può cambiare molto a seconda del contesto, come vedremo dopo.
Rispetto alle differenze tra *hackers* e *makers*, i confini non sono chiari. Alcuni membri degli *hackerspace* dicono che gli *hackers* non solo costruiscono ma anche distruggono, mentre un membro del makerspace si lamentava che "gli hackers non finiscono mai nulla" [^5] . Nel momento di pubblicizzare e vendere materiali, esistono varie strategie discorsive per manovrare e evitare questa parolina di quattro lettere ("HACK"), per addomesticare le implicazioni negative che ha e approfittarsi dei valori centrali che porta con sé. Spesso si presenta l'ethos *hacker* come un sistema di valori centrali che impregnano le scena. Senza dubbio, può essere più utile se non lo consideriamo come una base morale *a priori*, ma come un orientamento basato nella pratica, che sorge dalla storia e dal contesto sociale nel quale *hacklabs* e *hackerspace* si trovano immersi: come si situano nella fabbrica sociale. In questo senso può cambiare molto a seconda del contesto, come vedremo dopo.
Il seguente paragrafo delinea un breve tracciato delle traiettorie storiche tanto degli *hacklabs* quanto degli *hackerspace*, e dei loro punti di intersezione. Va notato che le attuali configurazioni, presentate successivamente, non sono le uniche forme possibili di funzionamento di questi spazi, nè le uniche che ci sono state. Successivamente, esploreremo le potenzialità e i significati degli attuali *hacklabs* e *hackerspace*, in modo da prepararci per una valutazione di queste tattiche da un punto di vista politico-strategico nell'ultimo paragrafo.
@ -20,9 +20,9 @@ Le storie raccontate sotto si limitano all' Europa, visto che ho più familiarit
**Hacklabs**
Gli *hacklabs* sono esistiti dalla comparsa del personal computer[^6], però la loro "età dell'oro" fu la decade a cavallo del millennio (ispirato per maggior parte dalle conclusioni dell' *Hackmeeting* di Milano, nel 1999)[^7]. Spesso situati in spazi e centri sociali occupati, formavano parte della cassetta degli attrezzi politici dell'autogestione, fianco a fianco con pratiche come *Food not bombs* e le cucine popolari, le distro e le biblioteche anarchiche, i negozi gratis e i concerti punk[^8]. Per esempio, *Les Tanneries* Centro Sociale Okkupato a Dijone ad un certo punto ospitò tutte queste attività sotto lo stesso tetto, come *RampART* a Londra[^9], *la Rimaia* a Barcellona[^10], o *Forte Prenestino* a Roma[^11]. La rete più amplia di *hacklabs* esisterà in Italia[^12], dove nacquero hacklabs dalle molte influenze: dal LOA hacklab nel popoloso nord (Milano)[^13], fino al Forte, già nominato precedentemente, e bugslab[^14], a Roma, o al Freaknet[^15], conosciuto come il primo del suo tipo, a Catania, Sicilia.
Gli *hacklabs* sono esistiti dalla comparsa del personal computer [^6], però la loro "età dell'oro" fu la decade a cavallo del millennio (ispirato per maggior parte dalle conclusioni dell' *Hackmeeting* di Milano, nel 1999)[^7]. Spesso situati in spazi e centri sociali occupati, formavano parte della cassetta degli attrezzi politici dell'autogestione, fianco a fianco con pratiche come *Food not bombs* e le cucine popolari, le distro e le biblioteche anarchiche, i negozi gratis e i concerti punk[^8]. Per esempio, *Les Tanneries* Centro Sociale Okkupato a Dijone ad un certo punto ospitò tutte queste attività sotto lo stesso tetto, come *RampART* a Londra[^9], *la Rimaia* a Barcellona[^10], o *Forte Prenestino* a Roma[^11]. La rete più amplia di *hacklabs* esisterà in Italia[^12], dove nacquero hacklabs dalle molte influenze: dal LOA hacklab nel popoloso nord (Milano)[^13], fino al Forte, già nominato precedentemente, e bugslab[^14], a Roma, o al Freaknet[^15], conosciuto come il primo del suo tipo, a Catania, Sicilia.
Si può percepire una divisione tra le sensibilità dei partecipanti e il focus delle attività tra gli hacklabs del nord Europa, con un'enfasi maggiore sulla sicurezza e sull'evasione, e in quelli del sud Europa, più inclini alla produzione di media[^16]. Per esempio, sappiamo che il tedesco *Chaos Computer Club* ruppe pubblicamente vari sistemi statali e impresari tra il 1985 (transazioni della banca Bildschirmtext)[^17] e oggi (passaporti biometrici)[^18]. La rivista olandese Hack-Tic dovette chiudere nel 1993 dopo aver pubblicato vulnerabilità di sicurezza (*exploits*). Allo stesso tempo, l'hacklab Riereta di Barcellona[^19] si rese famoso per il suo lavoro innovatore nel campo del live *streaming*, mentre il Dyne "Free Culture Foundry"[^20] si occupava di multimedia processing (in tempo reale) e di un sistema operativo centrato sul multimedia (Dynebolic Live CD)[^21]. Oggi rimangono alcuni esempi importanti, ad Amsterdam (il LAG)[^22] e vicino a Barcellona (Hackafou)[^21]. Entrambi funzionano nel contesto di spazi autonomi più ampi: il LAG di Amsterdam è installato nel Binnenpret[^24], un complesso di edifici legalizzati (ex-okkupazione) che ospita anche una biblioteca anarchica, il OCCI sala di concerti autogestita, un ristorante vegano e l'etichetta discografica *Revolutions Per Minute* (Rivoluzioni Per Minuto), tra le altre cose, incluendo uno spazio abitativo. Calafou[^25], dove si trova Hackafou, si autodefinisce come una colonia eco-industriale post-capitalista e si basa su un modello cooperativista. Include un laboratorio di fabbricazione di mobili, una fattoria di galline domestiche, il TransHackFeminista Hardlab Pechblenda[^26] e alcuni appartamenti.
Si può percepire una divisione tra le sensibilità dei partecipanti e il focus delle attività tra gli hacklabs del nord Europa, con un'enfasi maggiore sulla sicurezza e sull'evasione, e in quelli del sud Europa, più inclini alla produzione di media[^16]. Per esempio, sappiamo che il tedesco *Chaos Computer Club* ruppe pubblicamente vari sistemi statali e impresari tra il 1985 (transazioni della banca Bildschirmtext)[^17] e oggi (passaporti biometrici)[^18]. La rivista olandese Hack-Tic dovette chiudere nel 1993 dopo aver pubblicato vulnerabilità di sicurezza (*exploits*). Allo stesso tempo, l'hacklab Riereta di Barcellona[^19] si rese famoso per il suo lavoro innovatore nel campo del live *streaming*, mentre il Dyne "Free Culture Foundry"[^20] si occupava di multimedia processing (in tempo reale) e di un sistema operativo centrato sul multimedia (Dynebolic Live CD)[^21]. Oggi rimangono alcuni esempi importanti, ad Amsterdam (il LAG)[^22] e vicino a Barcellona (Hackafou)[^23]. Entrambi funzionano nel contesto di spazi autonomi più ampi: il LAG di Amsterdam è installato nel Binnenpret[^24], un complesso di edifici legalizzati (ex-okkupazione) che ospita anche una biblioteca anarchica, il OCCI sala di concerti autogestita, un ristorante vegano e l'etichetta discografica *Revolutions Per Minute* (Rivoluzioni Per Minuto), tra le altre cose, incluendo uno spazio abitativo. Calafou[^25], dove si trova Hackafou, si autodefinisce come una colonia eco-industriale post-capitalista e si basa su un modello cooperativista. Include un laboratorio di fabbricazione di mobili, una fattoria di galline domestiche, il TransHackFeminista Hardlab Pechblenda[^26] e alcuni appartamenti.
A cavallo del millennio, quando una connessione modem si considerava moderna, a volte era possibile connettersi a Internet (o ai suoi precursori come le BBSs o le reti come FidoNet) attraverso l'hacklab del tuo quartiere. Quindi questi "spazi occupati di lavoro in Internet" -come si chiamavano a volte nel nord Europa- non solo facilitavano le connessioni virtuali tra persone e macchine, ma permettevano anche la formazione di comunità incarnate di contro-informatica. I PC erano ancora pochi, quindi "i membri del collettivo riciclarono e ricostruirono computer dalla spazzatura"[^27]. Computer obsoleti e hardware scartato finivano spesso negli hacklabs, ed erano trasformati in mezzi utili -o, se ciò non era possibile, in opere d'arte o dichiarazioni politiche. I telefoni cellulari e le soluzioni attuali e popolari di *voice-over-IP* come Skype non esistevano quando gli hackers di WH2001 (Wau Holland 2001), Madrid e *bugslab*, Roma, costruirono cabine telefoniche in strada con le quali gli immigranti potevano chiamare gratis le loro case. Lo sviluppo di GNU/Linux ancora non aveva raggiunto la massa critica, quindi installare un sistema operativo di codice aperto era un'arte, o meglio era artigianato, non il processo di routine che può essere oggi. Il software libero non si era ancora consolidato come un settore lucrativo del mercato, ma aveva le caratteristiche di un movimento, e molti degli sviluppatori si incontravano negli *Hacklabs*. Gli *Hacklabs* combinano tre funzioni: il fornire uno spazio sociale di lavoro per i e le entusiaste della tecnologia clandestina dove imparare e sperimentare; l'appoggio e la partecipazione nei movimenti sociali; il fornire un accesso aperto alle tecnologie di informazione e comunicazione al pubblico. Nello spazio cybernetico era ancora tutto fluido e c'era un'intuizione stupefacente, paradossalmente ispirata dalla letteratura cyberpunk, cioè che se i perdenti della storia sono capaci di imparare abbastanza rapidamente possono fiancheggiare il "sistema". Evidentemente, gli *hacklabs* furono progetti politici che si appropriarono della tecnologia come parte di un contesto più ampio dei movimenti autonomi, e la trasformazione e autogestione di tutti gli aspetti della vita. Quindi, qui si interpreta **la sovranità tecnologica come la sovranità dei movimenti sociali autonomi, come tecnologia fuori dal controllo dello stato e del capitale.**
@ -69,15 +69,13 @@ maxigas[at]anargeek[dot]net
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**NOTE**
[^1]: http://web.archive.org/web/20130613010145/http://hacklabs.org/
[^2]: http://hackerspaces.org
[^3]: http://techshops.ws/
[^4]: # (Liu, Alan. 2004. The Laws of Cool. Chicago, IL: University of Chicago Press. Fleming, Peter. 2009. Authenticity and the Cultural Politics of Work: New Forms of Informal Control. Oxford: Oxford University Press.)
[^5]: # (Ho sentito Debora Lanzeni dire questo.)
[^6]: # (Halleck, Dee Dee. 1998. “The Grassroots Media of Paper Tiger Television and the Deep Dish Satellite Network.” Crash Media)
[^7]: http://www.hackmeeting.org/hackit99
[^2]: http://hackerspaces.org (hackerspaces)
[^3]: http://techshops.ws/
[^4]: http://liu.english.ucsb.edu/the-laws-of-cool-knowledge-work-and-the-culture-of-information-catalogue-copy-and-table-of-contents/ (Liu, Alan. 2004. The Laws of Cool. Chicago, IL: University of Chicago Press. Fleming, Peter. 2009. Authenticity and the Cultural Politics of Work: New Forms of Informal Control. Oxford: Oxford University Press.)
[^5]: - "Ho sentito Debora Lanzeni dire questo"
[^6]: - "Halleck, Dee Dee. 1998. The Grassroots Media of Paper Tiger Television and the Deep Dish Satellite Network. Crash Media"
[^7]: http://www.hackmeeting.org/hackit99 (primo hackmeeting italiano)
[^8]: http://peerproduction.net/issues/issue-2/peer-reviewed-papers/hacklabs-and-hackerspaces (Maxigas. 2012. “Hacklabs and Hackerspaces — Tracing Two Genealogies.” Journal of Peer Production 2.)
[^9]: http://therampart.wordpress.com
[^10]: https://n-1.cc/g/universitat-lliure-larimaia (and http://web.archive.org/web/20130313184945/http://unilliurelarimaia.org)
@ -86,7 +84,7 @@ maxigas[at]anargeek[dot]net
[^13]: http://www.autistici.org/loa/web/main.html (LOA Hacklab)
[^14]: http://www.autistici.org/bugslab (BugsLAB hacklab)
[^15]: http://www.freaknet.org (FreakNET hacklab)
[^16]: # (Percepción de groente)
[^16]: - "Percepción de groente"
[^17]: http://www.textfiles.com/news/boh-20f8.txt
[^18]: http://archive.is/Blfd
[^19]: http://web.archive.org/web/20121016060835/http://www.riereta.org/wp/
@ -98,10 +96,10 @@ maxigas[at]anargeek[dot]net
[^25]: http://calafou.org
[^26]: http://pechblenda.hotglue.me
[^27]: http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=ASCII_(squat)&oldid=540947021 (Wikipedia_contributors. 2014. “Wikipedia, The Free Encyclopedia: ASCII squat )
[^28]: # (Igoe, Tom, and Dan OSullivan. 2004. Physical Computing: Sensing and Controlling the Physical World with Computers. London: Premier Press.)
[^29]: # (In Olanda alcuni hackerspaces affittano immobili “anti-okupazioni” a basso prezzo e con contratti poco favorevoli, come parte di un progetto concepito per prevenire l'occupazione di propietà abbandonate.)
[^30]: # (Franco Berardi a.k.a. Bifo. 2009. Franco Berardi, Marco Jacquemet e Gianfranco Vitali. New York: Autonomedia.)
[^31]: http://www.iamcr2013dublin.org/content/hacklabs-and-hackerspaces-framing-technology-and-politics (Maxigas. “Hacklabs and Hackerspaces: Framing Technology and Politics.” Presentazione alla conferenza annuale di IAMCR (International Association of Media and Communication Researchers,) a Dublín.)
[^28]: - "Igoe, Tom, and Dan OSullivan. 2004. Physical Computing: Sensing and Controlling the Physical World with Computers. London: Premier Press."
[^29]: - "In Olanda alcuni hackerspaces affittano immobili “anti-okupazioni” a basso prezzo e con contratti poco favorevoli, come parte di un progetto concepito per prevenire l'occupazione di propietà abbandonate."
[^30]: - "Franco Berardi a.k.a. Bifo. 2009. Franco Berardi, Marco Jacquemet e Gianfranco Vitali. New York: Autonomedia."
[^31]: http://www.iamcr2013dublin.org/content/hacklabs-and-hackerspaces-framing-technology-and-politics (Maxigas. “Hacklabs and Hackerspaces: Framing Technology and Politics.” Presentazione alla conferenza annuale di IAMCR (International Association of Media and Communication Researchers, Dublín.)
[^32]: http://twobits.net (Kelty, Christopher M. 2008. Two Bits: The Cultural Significance of Free Software. Durham, NC: Duke University Press.)
[^33]: http://nms.sagepub.com/content/15/8/1277 (Söderberg, Johan. 2013. “Determining Social Change: The Role of Technological Determinism in the Collective Action Framing of Hackers.” New Media & Society 15 6 January: 12771293.)
[^34]: https://events.ccc.de/congress/2012/wiki/Hackerspaces_exchange (Becha. 2012. “Hackerspaces Exchange.”)
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[^37]: http://hackerspaces.nl
[^38]: # (Levy, Steven. 1984. Hackers: Heroes of the Computer Revolution. Anchor Press, Doubleday.)
[^39]: https://hack42.org
[^40]: # (Alcuni esempi: il passaporto hackerspaces è un documento nel quale i visitatori dello spazio possono collezionare francobolli, chiamati “visti”. Il programma Hackerspaces Global Space Program debuttò nel 2011 con l'obiettivo scherzoso di “inviare un hacker sulla luna entro i prossimi 23 anni”. SpaceFED è un sistema federato di autenticazioni per l'accesso a reti senza fili, che attraversa gli hackerspaces apparsi a eduroam, usato nelle università in giro per il mondo.)
[^40]: - "Alcuni esempi: il passaporto hackerspaces è un documento nel quale i visitatori dello spazio possono collezionare francobolli, chiamati “visti”. Il programma Hackerspaces Global Space Program debuttò nel 2011 con l'obiettivo scherzoso di “inviare un hacker sulla luna entro i prossimi 23 anni”. SpaceFED è un sistema federato di autenticazioni per l'accesso a reti senza fili, che attraversa gli hackerspaces apparsi a eduroam, usato nelle università in giro per il mondo."
[^41]: http://learn.adafruit.com/tv-b-gone-kit