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\chapter{Critiche al sistema delle pubblicazioni scientifiche}
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Quest’ultimo capitolo presenterà alcune delle criticità che il sistema attuale comporta e alcune strade per risolverle. Ci concentreremo prima su come accedere alle pubblicazioni nello stato attuale per poi descrivere alcuni progetti che propongono una ristrutturazione sistemica. Concluderemo evidenziando i reali impedimenti affinché una libera circolazione della produzione scientifica sia realtà.
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Per quanto riguarda l’accesso agli articoli scientifici, nel più semplice dei casi la nostra istituzione di riferimento ha un contratto con la casa editrice e per accedere al paper non dobbiamo far altro che connetterci al sito dell’editore da una rete interna all’istituto in questione. L’articolo potrà essere scaricato o consultato online. La maggior parte delle volte è possibile connettersi con un proxy tramite l’account personale e godere dei medesimi benefici da altrove.Immaginiamo invece di voler leggere un articolo di cui conosciamo il titolo, o il DOI (l’identificativo digitale) e di trovarci nella situazione in cui la nostra istituzione di riferimento, se una ve n’è, non ha un abbonamento alla rivista dove l’articolo è stato pubblicato.
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In questo caso le soluzioni per reperire gratuitamente il materiale scientifico seguono poche strade:
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\textbf{La ricerca dell’articolo in archivi gratuiti
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}
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Gli autori caricano spesso il loro lavoro, nella versione “preprint”, su archivi online, come Arxiv, RePEc, Hal. Questi archivi non hanno riconoscimento di alcun tipo, ma sono ad oggi lo strumento più diffuso per la lettura di articoli scientifici. Con versione “preprint” si intende l’articolo senza le correzioni proposte dalla casa editrice, questo è generalmente poco differente dalla versione definitiva.
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E’ interessante notare come i database citati, senza dubbio i più conosciuti e utilizzati, sono progetti nati a partire dalle necessità di una particolare università (Cornell University) o istituto di ricerca (CSSD) di rimediare al costo dell’editoria scientifica. Le case editrici hanno mutato il loro rapporto con gli archivi online negli anni \textbf{Sharing policy }e sono ora inclini alla circolazione del materiale in formato preprint. Questo fatto non è altro che un chiaro segnale dell’anacronismo del sistema editoriale attuale; la possibilità di condividere materiale legalmente protetto in termini di sfruttamento commerciale è una delle vittorie del movimento OpenAccess.
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\textbf{Il download dell’articolo dal sito ufficiale, tramite altre vie}
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Accedendo, ad esempio tramite un proxy, attraverso un istituzione che ha accordi commerciali con la rivista in questione. Questa pratica avviene in modi differenti: Dalla richiesta ad amici e colleghi abbonati, all’utilizzo del portale scihub che automatizza questa pratica permettendo l’accesso diretto all’articolo. Sci-Hub è ad oggi molto utilizzato ed è diventato famoso anche per aver ricevuto una denuncia da Elsevier, major tra le case editrici scientifiche. Questa pratica è al margine della legalità, e non sempre è scontato che i tuoi colleghi siano felici di condividere con te materiale di ricerca. Questo è il caso ad esempio della ricerca in chimica industriale o in medicina, dove la potenza dei brevetti prevarica la buona pratica della condivisione dei saperi.
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\textbf{Il problema non si pone perché l’articolo è pubblicato in GoldOpenAccess.}
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In tal caso sembra poco sensato parlare di una soluzione, perché l’articolo è stato pubblicato da una rivista con il formato OpenAccess ed è quindi reperibile gratuitamente, e questa sembra la migliore soluzione. In questo articolo del 2013 si osserva che la percentuale di pubblicazioni in OpenAccess su Scopus si attesta al 13 \%.%www.nature.com/news/open-access-the-tru...
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Con GoldOpenAccess s’intende la modalità di pubblicazione su riviste commerciali che non richiede un pagamento per la lettura dell’articolo. In quasi tutti i casi si tratta di riviste ‘author-pay’, ovvero per pubblicare l’autore deve pagare una quota che si aggira attorno ai 2000 \euro. Le riviste in questione sono spesso particolari prodotti editoriali di una sola casa editrice, ad esempio “Scientific Reports” per Nature.
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Spostare il problema economico dai lettori agli autori non è assimilabile ad una soluzione definitiva, anzi, come ben commenta questo articolo pubblicato su Roars si rischia che in tale contesto solo chi dispone di una ricca istituzione su cui appoggiarsi possa pubblicare il proprio lavoro.In seguito commenteremo come si inserisce il GoldOpenAcces in nel sistema di valutazione della ricerca basato sulle citazioni.
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Seguendo una di queste strade potremmo avere l’articolo in formato pdf sul nostro computer o limitarci alla versione online e liberamente consultarlo.Queste pratiche, quando applicabili, assieme ai contratti editoriali dell’istituzione di riferimento, risolvono la necessità di reperire materiale, dell’eventuale studente, professore o ricercatrice che sia.
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Ma l’accesso, quando possibile, non basta. In molti casi infatti ciò che davvero interessa ai capitali in gioco nel grande ingranaggio dell’editoria scientifica è il meccanismo di Peer Reviewing e la legittimità scientifica che esso conferisce all’articolo. Come abbiamo visto precedentemente gli indici bibliometrici e l’autorevolezza di un articolo sono ingredienti chiave della scienza moderna, ove la commercializzazione del risultato, l’assegnamento di risorse e la credibilità prevaricano il senso collettivo della scienza come ricerca ed accrescimento della comprensione del mondo.
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Lo stesso protocollo OpenAccess per come proposto dalle grandi case editrici o dalle piccole imprese come scihub.com (diversa da sci-hub.bz!) o Pagepress (italiana) non rivoluziona affatto il mondo delle editoria, ma lo rinnova, aderendo a quei principi, o piuttosto a quei modi, che la Rete e le lotte per la condivisione dei saperi hanno sedimentato nei lettori, nelle persone che sostengono la ricerca, accademica e non. Come prima accennato la pubblicazione in OpenAccess è per molti autori un’occasione per rendere il proprio articolo più fruibile rispetto a quelli pubblicati su riviste pay-to-read. Il costo della pubblicazione Open è infatti molto alto ed equivale ad un investimento in termini di H-index.
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Abbiamo visto che in un contesto di precarietà lavorativa e di appiattimento del merito e della carriera su indici numerici, l’articolo, in quanto risoluzione di un dilemma scientifico, perde importanza. Esso è uno strumento per valorizzare la prestazione lavorativa attraverso l’accumulazione di citazioni, che sono più facilmente ottenibili con una pubblicazione OpenAccess. Concedendo l’accesso libero ai contenuti di una rivista si rinuncia ad un introito ingente ma si mantiene l’autorità nel processo di produzione del sapere, non stupisce allora che la grande editoria abbia rinunciato alla lotta per il pay-to-read in favore di un controllo totale sul processo di Peer Reviewing di cui è principale (media-)attrice. Il GoldOpenAccess non cambia i rapporti tra sistema editoriale e ricercatori, le distorsioni che un sistema di valutazione del lavoro e del lavoratore basato sulla produttività comporta possono essere addirittura incentivate con la possibilità di acquistare un posto privilegiato nella vetrina del mercato del sapere.
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Sembra che le riviste pongano un aut-aut tra un sapere fruibile a tutti (author-pay) – ma pubblicato a spese dell’autore, e quindi proveniente solo da una ristretta cerchia della comunità accademica – e le pari opportunità nel promuovere la propria ricerca (pay-to-read) – un mercato del sapere in cui tutti possono pubblicare un risultato senza particolari sforzi economici ma che ripropone tutte le contraddizioni di un sapere chiuso prima elencate.
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Un’ulteriore critica efficace che si può portare al meccanismo editoriale delle valutazioni numeriche e degli articoli in cerca di citazioni riguarda uno degli aspetti fondamentali del metodo scientifico, ovvero la riproducibilità degli esperimenti. Buona pratica di ciascun campo di ricerca dovrebbe essere la verifica meticolosa dei risultati che quotidianamente vengono proposti alla comunità internazionale. sia perché essa può fornire prospettive innovative, sia perché è essenziale poter basarsi su risultati certi. Tuttavia ci sono numerosi indizi che negli ultimi anni questa pratica sia venuta meno e che la comunità si trova a fronteggiare un problema sul tema della riproducibilità degli esperimenti. Noi crediamo che questo fenomeno sia legato al fatto che articoli di verifica, riproducenti risultati già noti, non attirano (a meno di eccezionali smentite) la coda di citazioni che si potrebbero ottenere investendo tempo e denaro in un esperimento differente. |