title:"Esperimenti di archeologia videoludica: il caso Petit Computer"
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Si potrebbe pensare che in ambito digitale la preservazione sia più facile che mai, ma spesso non si tiene conto di tutto quel materiale che, più o meno silenziosamente, scompare senza lasciare traccia, diventando così, a seconda dei casi, irreperibile o inutilizzabile. Il mondo del videogioco è “esemplare” in questo: a fronte di un’infinità di produzioni pubblicate anno per anno, giorno dopo giorno una mole difficilmente quantificabile di materiale tende a scomparire dai radar per le ragioni più disparate; vuoi per quella che potremmo definire “obsolescenza programmata”, vuoi per tutti quegli strumenti (leggi tecnologie DRM, ovvero Digital Rights Management) che a prima vista si ergono come paladini in difesa degli interessi degli sviluppatori, ma che a ben guardare impediscono una corretta e completa preservazione delle opere in ottica futura (e parliamo di un futuro nemmeno troppo lontano). Nello specifico in questa sede vorremmo proporre il viaggio che ci ha portat* a sperimentare un primo tentativo di preservazione di uno strumento particolarmente interessante: si tratta di Petit Computer, seconda versione del dialetto BASIC sviluppato dalla giapponese SmileBoom e proposto su Nintendo DSi, nonché divenuto (quasi) inaccessibile da qualche anno, perché rimosso dagli store ufficiali:questa perdita ha come diretta conseguenza la scomparsa dei vari titoli realizzati con Petit Computer, normalmente fruibili solo attraverso l’applicazione stessa. Cercheremo dunque di esporre i nostri “scavi” archeologici (condotti pur sempre in modo amatoriale e non strettamente tecnico) andando a toccare argomenti come l’emulazione e la simulazione, senza dimenticare qualche riflessione sul concetto stesso di “preservazione”.
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